CALL FOR STUDIES “Idee solidali”

Appare sempre più evidente come la pandemia del Covid-19 metta a nudo le fragilità e le contraddizioni della società in cui viviamo. Nei giorni dell’emergenza abbiamo infatti visto gli effetti devastanti della privatizzazione su settori fondamentali, tra cui la sanità o la cura degli anziani; ma anche come la progressiva riduzione dei diritti dei lavoratori abbia determinato il rapido propagarsi, assieme al virus, di autoritarismo datoriale e di condizioni di insicurezza che hanno finito con l’esporre milioni di lavoratori e lavoratrici a rischio contagio. In altre parole, appare sempre più evidente come il neoliberismo abbia gradualmente indebolito la capacità della nostra società di far fronte a una pandemia, facendo avanzare i virus a velocità doppia in quei paesi che più hanno subito queste politiche, soprattutto nel caso dell’austerità europea.
Allo stesso tempo, la pandemia ha anche profondamente scosso le nostre vite, rovesciando la quotidianità, facendo riemergere vecchi bisogni, ma anche producendone di nuovi. Ad esempio, abbiamo visto in molti casi sottovalutare i costi psicologici del lockdown, così come ci pare continui essere relegato al margine l’enorme lavoro di cura necessario a sostenere la convivenza con il virus. Ci pare urgente guardare alla ricostruzione con occhi nuovi, partendo dal prendere seriamente in considerazione la sfida radicale alla nostra società posta dall’emergenza ambientale. I sospetti sul ruolo dell’inquinamento, ma anche le certezze sulla tendenza del nostro modello di sviluppo a produrre continuamente catastrofi biologiche e ambientali, ci impongono di ripensare il modo di produrre e di consumare. In poche parole, se non si vuole ripetere l’esperienza della pandemia del Covid-19 ci pare sempre più urgente guardare alla normalità che ha preceduto la diffusione del virus come parte del problema. Appare dunque necessario dotarsi non solo di uno sguardo critico, ma anche ricercare soluzioni radicali che possano davvero dar vita a una società ecologica.
Tuttavia, se da un lato è vero che il virus impatta su tutti, dall’altro è anche vero che questo non accade su ciascuno allo stesso modo. Le disuguaglianze sociali e territoriali, le differenze di genere, le asimmetrie di potere sui luoghi di lavoro, sembrano interpretare un ruolo decisivo non solo nell’esporre alcuni più di altri al rischio di contagio e/o di non ricevere cure adeguate, ma anche nel distribuire i costi di questa crisi. L’assenza di vita urbana ha infatti ancora di più dato risalto alla presenza di centinaia di riders e drivers nelle nostre città, mentre per molti, a partire dai giganti delle piattaforme sino a giungere alla criminalità organizzata, passando per chi invoca il ritorno dei voucher, la pandemia continua a essere un’occasione per far soldi sulla pelle di chi non ha alternative allo sfruttamento per poter sopravvivere. Così, mentre crescono gli interrogativi sull’impatto che la crisi economica avrà sui milioni di lavoratori precari di questo paese, il timore che la ricostruzione possa passare attraverso la ‘naturalizzazione’ dello sfruttamento di migliaia di lavoratori e milioni di lavoratrici, contrattualizzate e informali, si fa sempre più concreto.
In questi giorni, però, abbiamo visto anche un’importante gemmazione di esperienze di mutualismo che in tutto il mondo stanno vedendo un inatteso ritorno alla partecipazione e al coinvolgimento di migliaia di persone. All’ombra dei vuoti lasciati dalla politica che in tutto il mondo appare letteralmente travolta dagli effetti della pandemia, ma anche del cinismo che ha plasmato una società incardinata sull’egemonia degli interessi di mercato, abbiamo visto un ritorno dal basso di pratiche di solidarietà e di cura spesso rinnovate e adattate alla pandemia. In un momento in cui latita un’alternativa politica in grado di affrontare alla radice i problemi messi in luce dalla crisi pandemica, queste esperienze ci appaiono preziose e meritevoli di interesse non solo per resistere alle difficoltà del presente, ma anche per immaginare un futuro diverso dal passato che ci ha condotto a questo punto.
La volontà di questa call è quella di raccogliere studi, ricerche, inchieste, riflessioni, spunti di analisi che intendono confrontarsi con l’impatto che la pandemia del Covid-19 ha avuto e continuerà ad avere sulle nostre vite. In un momento come questo, riteniamo prezioso nella nostra attività di mutualismo raccogliere i contributi e gli stimoli di coloro che in questi giorni tentano di confrontarsi tanto con l’analisi di quanto è accaduto, quanto con le prospettive future della nostra società. L‘obiettivo è infatti quello di costruire un osservatorio che possa costituire un punto di vista dal basso e autonomo in grado di vigilare su coloro che più di altri rischiano di pagare le conseguenze della crisi pandemica, ma anche di produrre quell’innovazione culturale e politica necessaria a trasformare radicalmente la nostra società.
Sono particolarmente graditi, ma non esclusivamente, studi delle diverse discipline riguardanti:
- Ambiente, cambiamento climatico e modelli alternativi di sviluppo
- Neoliberismo, crisi e austerità
- Mercato del lavoro, precarietà e disoccupazione
- Globalizzazione, relazioni internazionali e istituzioni transnazionali
- Disuguaglianze economiche e territoriali
- Razzializzazione e questioni di genere
- Piattaforme digitali, logistica, cooperative e sindacati
- Città, consumo e welfare
- Solidarietà, mutualismo, azione pubblica e movimenti sociali
- Lavoro di cura e lavoro informale
- Letteratura, architettura e arte
- Percezione dell’emergenza e approccio antropologico alla cura
- Infiltrazioni mafiose ed economia sommersa
- Diffusione della conoscenza, dell’educazione e produzione culturali
I contributi non eccedenti le 40.000 battute spazi inclusi vanno inviati a: ideesolidali.info@gmail.com
e verranno pubblicati nella sezione https://dontpanicbo.it/idee-solidali